Il Conero non è solo mare, sapori indimenticabili e monumenti. Sono gli uomini e le donne che hanno vissuto qui a donare un fascino incredibile a questo territorio, e ogni città ha i suoi personaggi. Oggi partiamo da Ancona e lo facciamo con uno dei suoi figli più estrosi: Enrico Saviotti, noto anche con il soprannome “Murtatela”. Un vero genio artistico multiforme, che da autodidatta si è dedicato al teatro e alla pittura.
Nato nel 1926 ad Ancona, nel quartiere di Capodimonte, Enrico si fa conoscere in città sin da piccolo, grazie a un comportamento decisamente estroverso. Infatti, grazie a questa sua caratteristica, riusciva a rimediare spesso qualcosa da mangiare, grazie al parroco della zona, Don Amedeo, che spesso gli donava del pane con della mortadella. Il suo amore per questo spuntino semplice ma gustoso gli fece guadagnare il soprannome “Murtatela”. Attorno agli anni '40, decide di inseguire il suo sogno artistico e parte verso Roma assieme all’amico Sergio Garbati, anch’esso anconetano.
Una volta approdato nella Capitale, la sua passione per l’arte, la musica e la recitazione lo porta a entrare nelle compagnie di avanspettacolo di Carlo Dapporto e del comico torinese Erminio Macario. Durante queste due esperienze si dedica alla recitazione, con molti degli astri nascenti dell’epoca, da Renato Rascel a Nino Manfredi, passando per la sua conterranea Ave Ninchi, e alla musica, suonando il contrabbasso. Fu una parentesi piuttosto breve quella romana, infatti, per quanto talentuoso, la vita nella Città Eterna era piuttosto cara per lui, tanto che nei primi anni '50 Enrico tornò nel capoluogo dorico, intraprendendo la carriera del tassista, la stessa del padre.
Le lunghe attese all’interno della sua Lancia Appia gli offrirono l’opportunità di dare libero sfogo alla sua innata indole artistica. Infatti, tra una sosta e l’altra, cominciò a disegnare e abbozzare opere dedicate alla sua Ancona, dai vicoli nascosti della città dorica al mare, passando per la sua passione per i clown. Nel frattempo, decide di abbandonare l’attività di tassista e negli anni '60 apre prima La Botte D’Oro, un ristorante semplice ma ricco di allegria e voglia di vivere, e poi Il Vigolo, in zona Porto, un locale entrato a far parte della storia cittadina grazie ai numerosi spettacoli organizzati proprio da Murtatela, tutti con artisti eccezionali. Uno di questi era un giovane dipendente romano della SIP (l’ex compagnia telefonica nazionale), che ammaliò Enrico con la sua imitazione di Adriano Celentano. Il ragazzo era Gigi Sabani, e fu proprio grazie a Murtatela che intraprese una fortunata carriera artistica.
Ovviamente, tra un piatto di sardoncini scottadito e un po’ di gustosa carne alla brace, Enrico continuò a dipingere, arrivando a creare una nuova tecnica di pittura, realizzata con i feltri dei cappelli. Questa sua passione lo portò ad esporre, con grande successo, negli anni '80 a New York. Ancora oggi, in molte case anconetane è possibile scorgere alle pareti i quadri di Enrico Saviotti, in arte “Murtatela”.