Oggi non parleremo della ricetta del gustoso e pregiato brodetto di Porto Recanati, ma di una curiosa storia legato ad esso e all'espressione in uso fino a poco tempo fa "
Toh!, mangia, mangione", come narrata da
Nicola Gaetini, autore del libro "'Na svèntola, 'na ròla, el sugo bolle 'nte 'na cazzaròla".
Questa frase risuona ancora nelle orecchie delle persone con qualche primavera sulle spalle, generalmente veniva utilizzata da qualche pescatore durante le partite a carte, il significato è abbastanza ovvio e tende a rimarcare l'ingordigia di qualcuno.
La storia legata a questa espressione tipica merita però di essere raccontata.
Quando ancora il servizio di leva era obbligatorio, molti giovani ragazzi andavano a prestare servizio in caserma, e questa storia prende posto proprio tra le mura di una caserma.
Un giovane ragazzo di Porto Recanati era vittima di discriminazione politica, difatti contrariamente ai propri compagni d'arme non usufruiva di abbastanza licenze.
Tra i corridoi della caserma girava voce che un superiore fosse piuttosto accomodante dopo aver ricevuto qualche dono, il ragazzo pur di tornare a casa, corse dal militare per chiedere delucidazioni in merito alla discriminazione fatta nei suoi confronti.
Il superiore rispose che se avesse mangiato del buon brodetto di Porto Recanati lo avrebbe accontentato senza alcun problema.
Appena ottenne una licenza, il giovane portorecanatese si diede da fare per accontentare la richiesta del militare, al suo ritorno portò al superiore la prelibatezza, prima di consegnare il piatto però disse stizzito "
Toh!, mangia, mangione".
Quell'espressione giusta di fronte ad un comportamento del tutto arbitrario e discriminante costò al giovane ragazzo un periodo di detenzione nel carcere militare di Gaeta per insubordinazione.
Se questa storia vi ha fatto venire voglia di un buon brodetto, seguite la
nostra ricetta, non è come quello di Porto Recanati, ma vi garantiamo che è molto buona.